A spasso con Giovanni
Note storiche a cura di Giovanni Liuzzi
Fin dalla fondazione di Martina venne formata un’unica grande piazza cittadina, denominata fino a metà Ottocento Piazza Pubblica, dove confluivano le strade provenienti dalle quattro porte di Santo Stefano, di San Pietro, di San Nicola e di Santa Maria. Aveva inizio dalla via del Ringo (oggi corso V. Emanuele) e termine al Pontone della Piazza o Largo di Santa Pace (oggi via Garibaldi): nella sua lunghezza insistevano la chiesa matrice di San Martino con il Carcere dei Preti e il Cemitorio (sepolcreto laterale della stessa collegiata), il Palazzo dell’Università (sede del potere politico comunale o Parlamento, nonché della Corte Ducale con abitazione del governatore o capitano di Martina e le Carceri civili), la taverna del duca (oggi Palazzo della Società Operaia), la chiesa di Santa Maria della Pace con annessa confraternita, vari palazzi di notabili e infine la chiesa del Sacro Monte del Purgatorio sede dell’omonima confraternita.
Ai nostri giorni lo spazio suddetto è ripartito in piazza Plebiscito, piazza Maria Immacolata, via Garibaldi. La parte mediana dell’antica platea publica comprendeva una serie di botteghe (delle Beccarie o dei Macelli, dei Ferrari) e alcune case private come quelle della famiglia Blasi con l’adiacente cappella di Santa Maria Della Buonanuova: nel 1844 il Comune decise di rinnovare quell’area affidando il progetto a un architetto di Taranto, Davide Conversano, che disegnò una struttura architettonica semicircolare con fuga di porticato e abitazioni superiori. L’edificio non si realizzò subito per le difficoltà economiche delle casse del Comune, ma nel 1851 si offrì per l’esecuzione del progetto e la formazione della nuova piazza il ricco sacerdote Giacomo Fedele, detto il Vardarello; seguirono l’approvazione governativa del contratto siglato dal sindaco Donato Stefano Caruci e dal Fedele, gli espropri delle botteghe da demolirsi possedute dal Capitolo e l’inizio dei lavori. L’opera rimase però interrotta per la morte del sacerdote e fu poi parzialmente completata negli anni Sessanta del XX secolo.