A spasso con Giovanni
Note storiche a cura di Giovanni Liuzzi
E’ il più imponente edificio della città, dal 1928 sede del Comune. Prima che venisse costruito, il sito era occupato dal castello eretto nel 1388 da Raimondo Orsini, conte di Lecce e signore di Martina, poi principe di Taranto dal 1399 al 1406. Di questa struttura feudale si conosce molto poco; già fatiscente nella prima metà del Seicento, venne abbattuto da Petracone V Caracciolo, duca di Martina (1655-1704), il quale fece fabbricare a partire dal 1668 un sontuoso palazzo per residenza della sua famiglia. Così è descritto nell’anonima Platea o inventario dei beni di Casa Caracciolo, compilata nel 1728:
E più possiede il grande e nobile Palazzo ducale vicino la Porta di Santo Stefano…disegno del quondam cavaliere don Giovanni Andrea Carducci bergamasco approvato dal cavalier Bernini, e benché non ridotto a perfezzione, pure dal sito, e prospettiva si conosce la magnificenza, contenendo in se’ il disegno della prospettiva e del muro a tramontana tre quarti, cioé l’inferiori per abitazione, d’està, li mezanili per commodo della fameglia, ed i quarti nobili superiori, con loggie in faccia alla prospettiva nobilmente disposte con lavori di ferro, e con fiorami dell’istessa materia nelle loggie degli angoli. Vi sono nell’istesso palazzo stalle magnifiche, teatro, gallerie, magazeni…
Il nuovo castello, però, a causa degli alti costi della fabbrica rimase incompiuto, nonostante il duca Francesco III (1771-1794) avesse aggiunto nel 1773 il piano nobile sul lato meridionale. Dopo l’abolizione del feudalesimo (1806), l’edificio cessò di essere il luogo del potere del ducato di Martina; estinta poi la dinastia dei Caracciolo, la proprietà passò alla famiglia de Sangro che, avendo altrove la residenza, cominciò a frazionare la gestione del grande edificio, cedendo in fitto a privati parti di esso e alienandone altre.
Solo nel corso del Novecento il Comune ha potuto acquistare in momenti diversi quasi tutti i vari locali e gli appartamenti per farne il Palazzo di Città; negli anni Sessanta del XX secolo, infine, procedette a completare le due ali mancanti, cioè quelle di settentrione e di levante, con esito architettonico discutibile a causa dei materiali edilizi impiegati. Recentemente ha provveduto a restaurare le due facciate storiche restituendo l’aspetto originario seicentesco soprattutto alla fronte anteriore con l’ingresso principale.