Amastuola è una masseria a corte chiusa, disposta intorno a un grande cortile a cui s’accede da due portoni carrai; verso sud, una porticina svela un suggestivo scorcio sul golfo. Il complesso è composto da residenza padronale al primo piano, abitazioni per i contadini al piano terra, locale un tempo destinato alla produzione dei formaggi, frantoio, cantina, stalle – tra cui l’ovile –, arcate per il ricovero degli animali. Nella corte sorge una chiesetta del XVIII secolo. Completano il complesso recinti esterni e altri edifici sparsi di minori dimensioni.
La masseria è documentata come centro agricolo di riferimento sin dal XV secolo. Nel tempo ha attraversato notevoli cambiamenti di coltura, dalla vite all’ulivo, passando per seminativi e mandorleti. La storia agricola e la vocazione vitivinicola del terreno ove sorge Amastuola risalgono però all’epoca Magno-Greca, come testimoniano decenni di indagini archeologiche svolte sui suoi terreni. I Greci sarebbero arrivati via mare, risalendo poi per un paio di chilometri sino alle sorgenti del fiume Tara. Da questa zona di acque sorgive – tutt’ora balneabili – ma all’epoca circondata da paludi, sarebbero poi risaliti per un altro paio di chilometri, raggiungendo il pianoro dell’Amastuola dove s’insediarono.
Il complesso si trova su un altopiano a 210 metri di altitudine ed è circondato da 170 ettari di terreno, per la maggior parte coltivati a vigneto, con ulivi secolari e muretti a secco. Confina con i luoghi dove furono ritrovati i preziosi “Ori di Taranto”, con la necropoli di Accetta, con la gravina Amastuola e con quella del Triglie e dista pochi chilometri dai famosi dolmen paleolitici di Accetta.
Fa parte del parco regionale “Terra delle Gravine”. La circostante zona rupestre è ricca di vegetazione naturale caratteristica, di grande bellezza, in cui si alternano pini marittimi e macchia mediterranea – rosmarino, timo, lentisco, corbezzolo, mora, rosa campestre, fragole selvatiche, biancospino e calaprisce – che creano tutt’intorno un insieme di profumi e aromi. La zona – storicamente agricola – è caratterizzata sin dall’antichità dalla coltivazione della vite, tanto che sono trovati segni anche durante gli scavi archeologici, da cui sono emersi sia vinaccioli sia anfore vinarie di produzione greca.
Fiore all’occhiello della tenuta è un vigneto di uva da vino biologica, che si estende su 100 ettari. Oltre che per la qualità delle produzioni, questo vigneto progettato da Fernando Caruncho si distingue per il suo eccezionale valore estetico.