Una struttura viaria realizzata per avvolgere i territori del grande impero.
Per traversarlo in lungo e in largo.
I militi, prima di tutti: daga, scudo e paletto.
Le strade trasformarono paesaggio, usi e consuetudini: attorno alle vie di comunicazione nacquero villaggi e città, consentendo scambi economici e culturali.
Le strade stesse diventarono un microcosmo sociale abitato da mercanti, ristoratori, guardie, pellegrini e gente di malaffare, costellate da un universo simbolico fatto di edicole votive, tombe, statue e iscrizioni.
Chi decideva la costruzione delle strade e come riuscivano a selciare migliaia di chilometri, a bucare montagne, a costruire ponti arditi?
Chi curava la manutenzione e la sicurezza o riscuoteva il pedaggio?
La spaventevole macchina viaria romana affascinò e assoggettò nemici e sodali.
Oggi continua a condizionare i nostri spostamenti, tanto che le moderne vie di comunicazione ripercorrono, in massima parte, le arterie di quel tempo.
A partire dalla regina viarium, l’Appia, che da Roma giunge a Brindisi, porta per l’Oriente.