Antonii Baryshevskyi. Trionfatore al Concorso Arthur Rubinstein di Tel Aviv nel 2014, è ospite regolare del Progetto Martha Argerich, nonché del Piano Festival della Ruhr e di sale come Wigmore Hall di Londra, Gasteig di Monaco, Konzerthaus di Berlino, Salle Cortot di Parigi. Le sue incisioni di musiche di Scarlatti, Mussorgsky, Scriabin, Ravel, Debussy, Rachmaninov, Stravinsky, Shostakovich, Lili Boulanger e Galina Ulstvolskaja hanno ottenuto il favore della critica che ha evidenziato che “c’è qualcosa di assolutamente disarmante e di personale in lui, che travalica i limiti dell’arte”. È nato e vive a Kiev.
Ha solo trent’anni, ma il suo pianismo sembra cominciare in una notte indefinita dei tempi, fatta di puro spirito. Chi ha sentito Antonii Baryshevskyi nel suo debutto italiano, ricorda la penombra naturale che circondava la sua figura irsuta e meditativa, difficile da associare alle lacche dei virtuosi di ultima generazione. Difficile anche da immaginare in una vita che ha già osservato due rivoluzioni nella sua città di nascita e di residenza, la lacerata Kiev, di cui lui si ritiene figlio inseparabile, nonostante una carriera già avviata in tutta Europa e nel mondo.
Un sacerdote nato della musica, tutto contenuto e niente divismi, pur dotato di un’istintiva energia primordiale che sta mettendo al servizio anche della discografia più coraggiosa (recente la sua incisione delle Sonate per pianoforte di Galina Ulstvolskaya, allieva prediletta di Shostakovich). (La Repubblica)
Il pianismo di Baryshevskyi è davvero personale, ricco timbricamente e pieno di suspense. Sembra realmente aver vissuto la musica che esegue e ce la fa vivere. In questo è immenso. (Piano News)